lunedì 8 settembre 2014

Settembre è una perifrastica attiva

Questo è un pezzo sugli antidoti per gli afoni, fate parte della razza?

Per me funziona così: scelgo un tot di parole per volta, le conto in numero dispari, le unisco. Ne uso tre se sono felice, sette se nascondo una chiave, nove se ho scampato un pericolo.
Non è una cosa semplice rendere nel modo più preciso la musica che ho in testa.
C'è questo schermo bianco e io piegata in avanti che batto, non muovo la cassa toracica, non so se respiro. La tastiera è piccola, fra i polsi. Scrivo poco, cancello. Mi piace la lettera V, la sintesi, la frase minima.
La gente non è stupida.

Scrivere qualcosa dove ci sia silenzio dentro è ciò che voglio. Un posto dove ci si senta come da piccoli, pronti a vivere tutto. Quello sì che è bello. La camera immensa, l'aria bianca, i buoni propositi.

Non so come sia successo avere sempre voluto questo.

Ho regole che non dico. Ascolto le vocali, seguo la grammatica, so qual è la politica. Leggere i libri è la prima delle regole che so sullo scrivere. Lo avete letto Petrarca con quel suo modo di farti piangere a metà verso? Lo avete letto Campana? Non sapevo usare i due punti prima di impararlo da Sartre.

Scrivo sempre come facevo da piccola ma le parole adesso sono repliche.

Poi però succede così, di nuovo: rimando tutto dall'inizio, metto a fuoco i dettagli, scopro i lacci della storia. Scrivo al tempo presente. Quando ho un ritmo inizio a dargli forza, così:

C'è una ragazza sola in una stanza, poca luce, spalle basse. Scivola veloce sopra i tasti. Scrive frottole, sberci, prosa strana fatta a versi. Crede di potere pompare le parole quanto vuole, metterci dentro rabbia-missile e colpire. Sa cosa dire, cerca solo il modo. Va di furia, va di ritmica. Ti manda in orbita la retina se solo vuole, ti manda in paranoia, ti mette microchip di friccichi e ti stona. Ci mette del cicabum da tacco, tre fusa di falangi, due strida fatte a scale, due om, tre sci, un medio sotto al naso che fa no no no no no. Però forse è meglio se ve la tengo lenta e lunga ancora un po'.

Non scrivo più le cose di una volta, ho il dominio della rabbia. Prima a scrivere ci passavo le notti e una volta, all'alba, avevo fatto una poesia bellissima, a penna. Aveva tutto dentro. Le altre poesie le ho buttate, conservo solo quella. Ve la racconterei se sapessi dove l'ho messa.
 
Ho fatto la mia strada. Ho tolto le virgole, uso meglio i punti. Continuo a cercare di conoscere le cose, alla svelta. Mi diverto, come si diverte una che non può tornare indietro. Preferisco le parole a tutto il resto. Mi piacciono i suoni, il modo in cui una A ti allarga la frase e la U assomiglia all'amore. Ho quaderni scritti fitti, elenchi di verbi e di nomi. Uno di questi giorni ci scarabocchierò qualche congiunzione in mezzo e ne tirerò fuori una storia. Non è difficile, ci vuole solo tempo.
Ma faccio presto.

4 commenti :

Elena Marino ha detto...

...giunta al termine senza respiro, ma mi hai messa in movimento... hai davvero energia!

buona scrittura
e.

Silvia Giuntini ha detto...

Queste sì che sono belle parole... Ti ringrazio davvero Elena! Buona scrittura anche a te!

Anonimo ha detto...

un carattere, che si muove per il mondo con
quelle bombe trasformate in parole,
che raccontano la vita che non c'è,
per una che di vita ce n'ha troppa.
una storia rovesciata vorrei leggere.

Silvia Giuntini ha detto...

... ;) mi piace messa così, posso provarci... Grazie!